di Gigi Sanna
Fig.1
La lastrina oggi esposta al Museo
Nazionale della Civiltà fenicio -punica in Roma, in realtà, come vedremo
fra poco, non è un prodotto della civiltà fenicio -punica ma della civiltà
nuragica.
Lo studioso romano, già sovrintendente ai
beni archeologici della provincia di Cagliari ed Oristano, negli anni Ottanta
del secolo scorso naturalmente niente sapeva dei 'segni' della scrittura
nuragica, quelli che oggi ci sono familiari e men che meno sapeva
dell'esistenza di un sistema di scrittura di carattere religioso basato
prevalentemente sulla crittografia e sul rebus. Quindi nell'esame della figura
il Barreca deve essere rimasto molto perplesso e del tutto incapace, per motivi
oggettivi, di comprendere la natura di un manufatto che al massimo poteva
suggerirgli quello che ha suggerito e cioè la figura di un 'busto' di un dio
maschile personificato. Quale divinità
fosse poi era ancora più difficile da individuare non essendo attestata
da nessuna parte e tanto meno in Sardegna una divinità baffuta con un viso
perfettamente circolare che schernisce o si fa beffe di qualcuno o di qualche
cosa.
Se noi però esaminiamo con attenzione il
cosiddetto 'busto' ci rendiamo subito conto, innanzitutto, del chiaro
geometrismo della raffigurazione dato da un triangolo (il supporto), da quattro
linee oblique che simulano una veste con maniche corte e da un cerchio inserito
nel detto triangolo. Quindi notiamo che il triangolo è reso alla base con le
braccia e i pugni della persona,
raffigurati opposti ed uniti come nell'atto di alludere ad una notevole
forza, resa questa ancor più evidente
dalle braccia muscolose e dai bicipiti. Ancora
notiamo un copricapo ornamentale che sicuramente doveva terminare con una
punta (il vertice superiore del triangolo), oggetto che è composto da quattro
pendagli a mo' di trecce che scendono, due per parte, dalla testa- cerchio per
circa la metà di esso. E infine notiamo che entrambi gli occhi hanno,
sottostanti, due barrette orizzontali
(simulanti verosimilmente più le rughe che le guance) e dei baffi che
nascondono una bocca nell'atto di cavare
la lingua e di fare uno sberleffo.
Scopriamo così, già da una prima
osservazione, che quella strana
raffigurazione cela qualcosa di nascosto, di molto nascosto, che spetta a
noi decifrare e svelare.
Innanzitutto
osserviamo che i 'macrosegni' della composizione sono il cerchio e il
triangolo in cui esso è inserito, iconografia questa non difficile da
interpretare in quanto in non poche civiltà antiche il significato è quello costante di 'occhio di Dio che
tutto vede (the all seing eye), essendo spesso il cerchio simbolo
dell'occhio luminoso (solare e lunare) della
divinità e il triangolo simbolo della perfezione della stessa(3).
Ora, dal momento che sappiamo che nella
scrittura nuragica il supporto deve essere letto per primo (4) e che
spesso per primi, a sé stanti, vanno letti i segni più significativi, avremo
una prima lettura con il significato
suddetto di 'occhio di Dio che tutto vede '.
Fig.2
Se noi, forti sempre della validità della 'griglia di Sassari' ovvero degli espedienti
di norma messi in essere nella scrittura arcaica sarda (5),
ricorriamo ai simboli fonetici, pittografici e non, alla numerazione
convenzionale logografica, all' acrofonia, all'ideografia, al lessico consueto
e a quant'altro ci è noto del nuragico in mix e a rebus, ci rendiamo conto che
il messaggio è quello che, tante volte, ci è capitato di leggere nella
documentazione scritta messa in atto dagli scribi nuragici. Ma con una inedita
e singolarissima aggiunta, come quella
che ci consente, come vedremo più avanti, di dare una precisa identità al dio
'nascosto' nell'atto di schernire.
Individuati i due macrosegni che ci danno la
lettura 'ayin yh עין יה partiamo
ora da quelli più piccoli disposti al
di fuori del cerchio (o viso che sia del dio rappresentato) e poi
calcoliamo quelli all'interno di esso. Noteremo innanzitutto che c'è la
(solita) voce 'potenza', ovvero 'oz 'scritta'
per tre volte in modo differente (6) :
-
la forza
resa con i quattro 'pendagli - trecce'
dell'ornamento o berretto posto al di sopra della testa circolare
-
la forza
resa dalle 'quattro' linee simulanti il principio della veste.
-
la forza resa
con l'ideogramma delle braccia opposte in tensione muscolare e dei pugni chiusi
A questa noi
dobbiamo aggiungere l'acrofonia della parola hdrh הדרה (ornamento, berretto) che ci consente di avere, come
di norma in nuragico (7), il 'hê ovvero il
pronome semitico lui/lei ה.
Avremo quindi la seconda lettura :
Tab. 1
Prendiamo ora i segni contenuti all'interno
del viso e avremo:
- la voce nur/nul ottenuta con il viso
circolare
- la voce 'ak ab(i) resa dal disegno
della fronte e del naso
- la voce forza resa con il pittogramma 'ayin
(occhio) e con il segno lineare zayin (le rughe)
- la voce forza
resa ancora con il pittogramma 'ayin e con il segno lineare zayin (le
rughe)
- la voce 'l (dio) ottenuta con l'immagine
della 'aleph (toro) + l'ideogramma
l'g לעג (schernire, farsi beffe di)
Avremo quindi il terzo dato di senso come si
può vedere dalla tab. 2
Tab. 2
Tradotta
in altri simboli nuragici corrispondenti la sequenza completa sarebbe questa:
Quindi la lettura completa del documento con
scrittura criptata, se tutto abbiamo compreso e tutto messo al posto
gusto, dovrebbe essere la seguente:
1. 'ayin di Dio
עין
יה
2. 'oz 'oz
'oz di lui
ה
עז עז עז
3. 'El doppia forza del toro alato (bue api)
della luce
אל
עז עז נל אג אב
Come
si è visto sopra, abbiamo chiamato YH,provvisoriamente, il dio ma abbiamo il dato certo, per via acrofonica, che il dio è chiamato 'EL. Quindi siamo di
fronte al biblico 'El YH.
Ora,
se nessuna difficoltà sembra incontrarsi per accettare che l'oggetto nasconda
una lettura ottenibile attraverso la soluzione del complicato rebus (eseguito
questo, ripetiamo, con tutti i normali requisiti del sistema nuragico, compreso
quella della lettura dall'alto verso il basso), un rebus indicante la potenza straordinaria,
ovvero la superpotenza (8) della divinità, nessun ostacolo sembra ergersi anche
per capire (e sino in fondo, senza possibili obbiezioni) che la divinità, così
singolarmente e stranamente raffigurata, sia indiscutibilmente quella di YH.
Infatti, il dio noto in letteratura (l'unico
caratterizzato, da quanto sappiamo, per questo aspetto) non di rado presentato
nell'atto di chi 'si fa beffe di' e di chi 'schernisce' è il dio 'el yhwh אל יהוה del Vecchio
Testamento.
Per esserne convinti si veda il celebre
passo di Ps 2,4. Insorgono i re della
terra/ e i principi congiurano insieme/ contro il Signore ed il suo
consacrato// ''Spezziamo le loro catene /gettiamo via da noi il loro giogo
!''// Ride colui che sta nei cieli / il Signore si fa beffe di loro /
Egli parla nella sua ira , li spaventa nella sua collera' oppure quello di Prv. 1, 26: anch'io
riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la
paura'
Appare
evidente che l'oggetto non rechi nessuna allusione ai casi specifici suddetti.
C'è invece la semplice allusione e quindi il ricorso alla protezione di quel
Dio doppiamente luminoso (soli -lunare), ovvero di yhwh, che si fa
beffe di tutto e tutti e a cui nessuna potenza può resistere e può
essere paragonata. Perciò chi porta con
se quell'amuleto, usato con ogni probabilità contro il malocchio e la
malasorte, si fa forte della magia dello scritto della 'potenza' nascosta dell'
occhio di YHWH e può andare tranquillo contro il negativo dell'esistenza
e magari contro chi, in un modo o
nell'altro, vorrebbe nascostamente attentare alla sua serenità e alla sua
incolumità.
Da ciò che si è detto su questa lastrina
ossea risulta chiara l'analogia, se non di forma di contenuto, con altri due
documenti nuragici di cui già si è parlato (v. figg. 3 e 4) ovvero del dischetto di Villaverde (9) e
dell'oggetto votivo di S'Arcu 'e is Forros di Villagrande
Strisaili (10).
Infatti anche in questi due casi lo scriba
oltre a 'scrivere' più volte la voce 'oz , sottolinea che quella forza è
doppia e che quella è la forza di yhwh. Basta riprendere le
tabelle che abbiamo adoperato per illustrarli più compiutamente e attuare un
confronto per rendersi conto che quello che dicono essi sostanzialmente dice
anche il documento pubblicato dal Barreca.
Fig.3
Fig.4
Dal detto confronto ci piace rimarcare
l'aspetto riguardante l'attenzione dei nuragici ( che sarà fatta propria dagli
Etruschi (fig. 5) per la divinità androgina TIN/UNI 'apacatic' (11)) della doppia fonte
di luce ovvero del doppio ed eterno occhio alato o cerchio soli - lunare. Il YHWH cananaico, di chiara
ispirazione siro - palestinese, della
Sardegna arcaica si distingue da quello del VT per la varia e più marcata
simbologia (toro, serpente, uccello, albero della vita, fallo) ma soprattutto
per una assai più accentuata connotazione astrale. YHWH è soprattutto NR,
doppia luce che dà la vita, eterna lampada o occhio del cielo, diurna e
notturna, senza la quale non ci sarebbe stato il principio della creazione e da
quell'istante la vita.
Fig. 5
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Note ed indicazioni bibliografiche
Post-scriptum: osservazioni e commenti a questo post, inducono a presentare il cosiddetto "timpano" in trachite del pozzo sacro nuragico di Genoni (OR)-colle di Santu Antine. Lo si confronti con la figura 2 di questo post. MP
L'immagine del concio in trachite dal pozzo sacro di Genoni (sin.) è da questo sito. A destra, la figura 2 di questo post
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Note ed indicazioni bibliografiche
1.
Barreca F. 1986, Sardegna archeologica. Studi e monumenti. La civiltà
fenicio -punica in Sardegna, Delfino ed. Sassari.
2.
Si tenga presente che il cosiddetto 'mastio'
fu in origine (nuragica) un tempio e presumibilmente continuò ad esserlo
anche in periodo successivo. Fu di esclusivo uso religioso e non militare. Non
è un caso che il nostro oggetto di cultura religiosa nuragica yhwhistica fu
trovato nel sacello. Per informazioni
sul sito archeologico e le interpretazioni che vennero date sull'insediamento
si veda in particolare P. Bernardini, 1989, Le
origini di Sulcis e Monte Sirai, in Studi
di egittologia e di antichità puniche, 4, pp. 45-66; P. Bartoloni, Monte Sirai: genesi di un insediamento,
in Incontro "I Fenici", Cagliari, Regione Autonoma della Sardegna; P.
Bartoloni- S.F.Bondì- L.A. Marras, 1992 Monte
Sirai, collana " Itinerari" , Roma, Istituto Poligrafico e Zecca
dello Stato, 1990, pp. 31-36; idem,1994,
L'impianto urbanistico di Monte
Sirai nell'età repubblicana, in Atti
del X Convegno di studio "L'Africa Romana" (Oristano, 11-13
dicembre 1992), Sassari, Gallizzi, pp. 817- 829; P. Bartoloni, 2000, La necropoli di Monte Sirai, Roma,
Istituto per la civiltà fenicia e punica; Monte
Sirai. Le opere e i giorni, a cura di P. Bernardini, C. Perra, 2001,
Carbonia,; P. Bartoloni, 2002, Monte
Sirai 1999-2000. Nuove indagini nell'insula B, in Rivista di Studi Fenici, 30,, pp. 41- 46;. P. Bartoloni, 2004. Monte Sirai, collana "Sardegna
archeologica. Guide e Itinerari", Sassari, Carlo Delfino; M. Guirguis,
2012, Monte Sirai 2005-2010. Bilanci e prospettive, in Vicino Oriente,
16 pp. 97-129.
3
V. Chevalier J.- Gheerbrant A., 2005, Dictionnaire des Symboles. Mythes, Rêves, Coutumes , Gestes, Formes, Figures, Coulerurs,
Nombres, Laffont ed. Paris, pp. 686
-689 e 967 – 969.
4.
Sanna G., 2011, Scrittura nuragica: ecco il sistema. Forse unico nella
storia della scrittura; in Monti Prama. Rivista di cultura di Quaderni
Oristanesi, Dicembre, n° 62, pp. 25 - 33.
5.
Ricordiamo ancora una volta che il codice nuragico, durato più di 1500 anni
(XVI secolo a.C. - III secolo d. C.), fece uso, sino alla fine, della normativa
posta in essere all'alba della sua nascita. Le regole del mix e del rebus delle
cosiddette 'statue stele' sono, si può dire, le stesse dell'ultimo documento
nuragico in mix (semitico sardo, latino ed etrusco) custodito in un museo della
Sardegna (di cui tra non molto parleremo).
6.
A queste ( v. più avanti) si devono sommare altre due voci 'oz. Quindi
per la numerologia, sempre presente nei documenti nuragici, si deve
registrare che la voce 'oz è ripetuta cinque volte. Essendo il cinque,
così come il quattro, simbolo della
potenza, l'oggetto, in virtù dell 'iterazione della parola, tende ad esaltare
al massimo grado la 'potenza' del dio. Insomma ripetendo per cinque volte
la voce potenza si ha il risultato di ottenerne una sesta.
7.
Sanna G., 2011, Scrittura nuragica: ecco il sistema. Forse unico, ecc.
cit. p. 27
8.
Sanna G., 2013, La bipenne nuragica bronzea scritta di S'Arcu 'e is Forros
di Villagrande Strisaili e la 'potenza' (עז)
di IL YHWH; in monteprama blogspot.com (8 ottobre); idem, 2013, Tresnuraghes
(Sardegna). La chiesetta campestre di Sant'Antonio e il concio della rete -
trappola di yh(wh); in Monteprama
blogspot. com (22 ottobre); idem, 2015, M.A.Fadda, Una mano con un piatto e
due crostini? No, la yad di YHWH che regge la doppia forza del mondo; in
monteprama blogspot. com (26 gennaio)
9.
Sanna G., 2015, VILLA VERDE. Il talismano dell'occhio di Y(hwh).
L'iterazione logografica in nuragico; in monteprama blogspot.com (7
febbraio)
10.
Sanna G., 2013, La bipenne nuragica
bronzea scritta di S'Arcu 'e is Forros, ecc. cit.
11.
Sanna G., 2014, Scrittura nuragica:
gli Etruschi allievi dei Sardi (I); in Monteprama blospot.com (1 dicembre);
idem, 2014, Scrittura nuragica: gli Etruschi allievi dei Sardi (II); in
monteprama blospot.com (10 dicembre); idem, 2015, Cerveteri.
L'iscrizione (IV secolo a.C.) del cosiddetto 'Pilastro dei Claudii'. Laris Aule
larisal figlio di Tin /Uni. Il linguaggio dei numeri nuragico ed etrusco. I
documenti di Crocores e di Nabrones di Allai (III); in monteprama
blogspot.com (11 gennaio).